Esame per vedere il calcio nelle ossa

  • Valori di riferimento
  • Descrizione
  • Interpretazione
  • Valori bassi
  • Valori alti
  • Fattori che influenzano
  • Quando viene richiesto
  • Preparazione
  • Altro
  • Uomini
    • 1-14 anni: 9.6-10.6 mg/dl
    • 15-16 anni: 9.5-10.5 mg/dl
    • 17-18 anni: 9.5-10.4 mg/dl
    • 19-21 anni: 9.3-10.3 mg/dl
    • 22 anni ed oltre : 8.9-10.1 mg/dl
  • Donne
    • 1-11 anni: 9.6-10.6 mg/dl
    • 12-14 anni: 9.5-10.4 mg/dl
    • 15-18 anni: 9.1-10.3 mg/dl
    • 19 anni ed oltre: 8.9-10.1 mg/dl

(Attenzione, gli intervalli di riferimento possono differire da un laboratorio all'altro, fare quindi riferimento a quelli presenti sul referto in caso di esami del sangue ed urina.)

Descrizione

L’organismo di una persona adulta contiene più di un chilo di calcio, in quantità pari al 2% circa del peso corporeo totale.

Il 99% di tutto il calcio corporeo si trova depositato nelle ossa, mentre una quantità inferiore all’1% si trova nello spazio intracellulare o extracellulare, in equilibrio dinamico con la frazione scambiabile della parte contenuta nelle ossa.

La quantità presente nel sangue è

  • in gran parte (40% circa) legata alle proteine,
  • per il 10% in forma di complessi inorganici
  • e per il restante 50% libero o ionizzato.

Gli ioni calcio sono profondamente coinvolti nei meccanismi di contrattilità del cuore e dei muscoli scheletrici e sono fondamentali per il corretto funzionamento del sistema nervoso; rivestono inoltre un ruolo di primo piano nei processi di coagulazione del sangue ed ovviamente di mineralizzazione ossea.

La calcemia dipende da:

  • quantità di calcio introdotta con la dieta,
  • quantità di calcio e vitamina D effettivamente assorbiti dall’intestino,
  • fosfati presenti nell’organismo (un maggior consumo di fosfati promuove l’escrezione di calcio),
  • azione di alcuni ormoni (come il paratormone (PTH), la calcitonina e gli estrogeni).

In condizioni normali la calcemia (il livello del calcio nel sangue) è stabile,

  • se diminuisce (ipocalcemia) le ossa rilasciano il calcio per farlo ritornare al livello normale,
  • se aumenta (ipercalcemia) la parte in eccesso viene immagazzinata nelle ossa o eliminata attraverso urina e feci, se eccedente.

La vitamina D e questi ormoni contribuiscono a mantenere costante la calcemia, controllandone anche la quantità  assorbita con la dieta e quella espulsa nelle urine. La fosfatemia è strettamente collegata alla calcemia: quando la calcemia aumenta, la fosfatemia diminuisce, e viceversa.

In particolare sono però due gli ormoni che, mediante un’azione combinata, regolano la quantità del minerale nel sangue:

  • La calcitonina, secreta dalla tiroide, stimola l’eliminazione attraverso i reni,
  • l’ormone paratiroideo (PTH) lavora invece direttamente sulle ossa, stimolando il rilascio nel sangue del minerale quando necessario, oppure aumentando l’assorbimento intestinale e riducendo la quantità escreta con i reni.

È importante assumere la giusta quantità di calcio nella dieta, perché ogni giorno l’organismo perde calcio: tra gli alimenti che ne sono ricchi ricordiamo il latte e i latticini (ma che se consumati in eccesso hanno purtroppo l’effetto contrario), le uova, il pesce, le verdure a foglia verde e la frutta.

La maggior parte dei pazienti con calcemia troppo alta o troppo bassa è tuttavia asintomatica, perché la variazione necessaria per causare sintomi deve essere molto severa.

Esame per vedere il calcio nelle ossa

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Interpretazione

È importante notare che la concentrazione di calcio nel sangue non riflette la concentrazione totale del minerale dell’organismo, ma solo la sua presenza ematica. A complicare l’analisi dei risultati interviene la considerazione che la quantità di calcio totale è in genere equamente suddivisa in calcio libero (in forma di ione) ed una frazione legata a proteine di trasporto, come l’albumina. Nel caso di insufficienza di proteine di trasporto la proporzione tra le due quote viene alterata e così il risultato dell’esame (in alcuni casi viene quindi preferita la misurazione del calcio ione).

Calcemia totale alta (ipercalcemia)

Le due cause più frequenti (ma non le uniche) di ipercalcemia sono:

  • Iperparatiroidismo, ossia un aumento dell’attività delle ghiandole paratiroidi. L’iperparatiroidismo di solito è causato da un tumore benigno delle paratiroidi. Questa forma di ipercalcemia di solito è lieve e può essere presente per molti anni prima di essere notata.
  • Tumore. I tumori possono causare l’ipercalcemia se si diffondono nelle ossa e fanno rilasciare il calcio nel sangue oppure se producono un ormone simile al PTH.

Calcemia totale bassa (ipocalcemia)

La causa più frequente della calcemia totale bassa è la carenza di proteine sieriche ed in particolare l’albumina bassa. In questo caso il calcio legato risulta basso, ma è possibile che la quantità totale sia nella norma (e così il suo metabolismo nel complesso).

In presenza di una reale ipocalcemia è inveve probabile che la causa debba essere cercata in un’eccessiva perdita nelle urine, o quando il trasferimento dalle ossa al sangue sia in qualche modo ostacolato; tra le numerose cause possibili ricordiamo:

  • consumo alimentare di calcio insufficiente o assorbimento inadeguato,
  • carenza di magnesio,
  • carenza di vitamina D,
  • disfunzioni renali,
  • pancreatite,
  • ipoparatiroidismo,
  • effetti collaterali di alcuni farmaci.

Quando i livelli non sono corretti

Se la calcemia non rientra nei valori normali vengono in genere prescritti ulteriori esami per circoscrivere ed individuare il problema; possono pertanto essere richiesti i dosaggi di

  • calcio ionizzato,
  • calcio nelle urine,
  • fosforo,
  • magnesio,
  • vitamina D,
  • paratormone (PTH).

La misurazione contemporanea della calcemia e del paratormone può essere utile per capire se le paratiroidi funzionano bene. La misurazione del calcio nelle urine serve per capire se i reni eliminano la giusta quantità di calcio, mentre gli esami della vitamina D, del fosforo e/o del magnesio possono essere utili per capire se ci sono altre carenze o eccessi di queste sostanze. In molti casi il delicato equilibrio tra queste sostanze e le alterazioni della loro concentrazione sono tanto importanti quanto il valore assoluto delle diverse concentrazioni.

La calcemia può essere usata come esame diagnostico se i sintomi del paziente sono suggestivi di:

  • calcoli renali,
  • malattie ossee,
  • disturbi neurologici.

La calcemia totale è l’esame prescritto con maggior frequenza per la valutazione del calcio, nella maggior parte dei casi è infatti un buon indicatore della quantità presente in forma libera nel sangue, perché il rapporto tra la frazione libera e quella legata di solito è stabile e prevedibile. Tuttavia in alcuni pazienti questo rapporto non è costante e la calcemia totale quindi non è un buon indicatore: in questi casi può essere necessario misurare il calcio ionizzato, ad esempio nei pazienti gravi che ricevono trasfusioni o fluidi per endovena, nei pazienti che si devono sottoporre a interventi chirurgici maggiori e nei pazienti con anomalie delle proteine plasmatiche (ad esempio con l’albumina bassa).

Le fluttuazioni troppo ampie del calcio ionizzato possono far rallentare o accelerare il battito cardiaco, causare spasmi muscolari (tetania o spasmofilia) e mandare il paziente in stato confusionale o persino in coma. Nei pazienti molto malati, è fondamentale controllare la frazione ionizzata per poter curare e prevenire le complicazioni gravi.

Valori Bassi (Ipocalcemia)

  • Abuso di Alcool
  • Alcalosi
  • Carenza di vitamina D
  • Diarrea
  • Insufficienza renale
  • Iperfosfatemia
  • Ipoalbuminemia
  • Ipoparatiroidismo
  • Malassorbimento
  • Malattie renali
  • Malnutrizione
  • Osteomalacia
  • Pancreatite
  • Rickettsiosi
  • Trasfusione

Valori Alti (Ipercalcemia)

  • Abuso di antiacidi
  • Acidosi respiratoria
  • Acromegalia
  • Disidratazione
  • Eccesso di vitamina D
  • Immobilizzazione prolungata
  • Iperparatiroidismo
  • Ipertiroidismo
  • Leucemia
  • Linfoma di Hodgkin
  • Malattia di Paget
  • Metastasi ossee
  • Mieloma multiplo
  • Morbo di Addison
  • Sarcoidosi
  • Sindrome di Williams
  • Tumore al polmone
  • Tumore al rene
  • Tumore paratiroideo

(Attenzione, elenco non esaustivo. Si sottolinea inoltre che spesso piccole variazioni dagli intervalli di riferimento possono non avere significato clinico.)

Fattori che influenzano l'esame

Tra i principali fattori in grado di influire sul risultato dell’esame ricordiamo:

  • assunzione di calcio o di vitamina D in qualsiasi forma (compresi il latte, gli antiacidi o gli integratori) prima dell’esame,
  • assunzione di farmaci, come i diuretici (sono numerosi i medicinali in grado di esercitare un’azione sulla calcemia),
  • dialisi,
  • trasfusione di una grande quantità di sangue o diverse trasfusioni in poco tempo.

Negli anziani è comune il riscontro di valori diminuiti.

Quando viene richiesto l'esame

L’esame della calcemia viene prescritto per identificare, diagnosticare e tenere sotto controllo molte malattie diverse delle ossa, del cuore, del sistema nervoso, dei reni e dei denti. L’esame non dice direttamente quanto calcio c’è nelle ossa, ma indica invece la quantità di calcio circolante.

I medici possono prescrivere l’esame della calcemia se il paziente:

  • ha problemi ai reni, perché la calcemia bassa è molto diffusa tra i pazienti affetti da insufficienza renale;
  • presenta i sintomi della calcemia alta, come
    • affaticamento,
    • debolezza,
    • mancanza di appetito,
    • nausea e vomito,
    • costipazione,
    • mal di pancia,
    • aumento della frequenza della minzione e una sete maggiore del solito;
  • presenta i sintomi della calcemia bassa, come
    • crampi addominali o muscolari,
    • formicolio alle dita.
  • soffre di altre malattie connesse agli squilibri della calcemia, come le malattie tiroidee o intestinali, i tumori o la malnutrizione

Preparazione richiesta

Per eseguire l’esame della calcemia non bisogna essere digiuni né prepararsi in altri modi.

Altre informazioni

Se ho bisogno di calcio devo bere più latte?

Latte e latticini sono tra gli alimenti più ricchi di calcio e, per questo, più consigliati in caso di carenza; le evidenze più recenti dimostrano tuttavia che quest’indicazione andrebbe fornita con cautela o, quantomeno, precisando che non sempre “più è meglio”.

L’opinione attuale più diffusa nella comunità scientifica è che una quantità ridotta di latte assunta quotidianamente sia il compromesso ideale per beneficiare del calcio e della vitamina D che vi sono contenuti, mentre un numero eccessivo di porzioni vedrebbe sbilanciarsi il rapporto tra benefici ed effetti indesiderati, tali addirittura da aumentare il rischio di frattura ossea.

Le recenti linee guida per una sana alimentazione consigliano di consumare quotidianamente una tazza di latte o yogurt, ma va venuto conto che in una dieta varia, sana e correttamente bilanciata non è peraltro difficile assumere un’adeguata quantità di calcio anche attraverso altri alimenti (broccoli, cavolo, derivati della soia) e, spesso sottovalutata, l’acqua (ne esistono peraltro più o meno ricche di calcio).

Articoli ed approfondimenti

  • Esami del Sangue
  • Scheda presente nelle categorie: Ortopedia, Reni

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Che Analisi fare per vedere il calcio nelle ossa?

La calcemia non riflette la concentrazione del minerale nelle ossa, ma indica la quantità di calcio che circola nel sangue. Per determinare la densità ossea e le relative concentrazioni di calcio esiste un test simile a una radiografia, chiamato densitometria ossea o MOC.

Come si chiama l'esame del sangue per le ossa?

L'esame raccomandato per diagnosticare il rischio di osteoporosi è la MOC, da affiancare ad alcuni esami del sangue.

Quanto costa una MOC Total Body?

Il costo è molto variabile in base a fattori quali il tipo di struttura, la tipologia dell'apparecchio usato, … ma generalmente l'intervallo è indicativamente € 60 – € 250 e più in centri privati con dispositivi centrali di ultima generazione (i più affidabili).

Come si effettua l'esame del calcio totale?

Le concentrazione di calcio può essere misurata nel sangue e nelle urine delle 24 ore.Il paziente può sottoporsi a prelievo di sangue dopo un digiuno di 3 ore.