Quanto si paga di commissione con il bancomat

A inizio 2022 era arrivata una nuova stretta all’uso del contante: l’importo a partire dal quale non sarebbe stato più possibile fare pagamenti in contanti era passato da 2.000 euro (limite già in vigore dal 1° luglio 2020) a 1.000 euro. Scopo, incentivare l'uso dei pagamenti tracciabili, in particolar modo quelli elettronici, come misura per contribuire a combattere l'evasione fiscale. Questo limite però è durato poco, infatti da marzo la legge di conversione del decreto Milleproroghe ha spostato l’entrata in vigore del limite dei 1000 euro al 1 gennaio 2023 e c’è il rischio che in realtà si torni al passato con addirittura proposte politiche per tornare a un limite di 10.000 euro. Per ora una cosa è certa fino al 31 dicembre 2022 a partire dai 2.000 euro in avanti si dovranno usare per pagare mezzi di pagamento diversi dal contante.

Ricordiamo che nel corso del 2021 sono entrate in vigore alcune misure a sostegno dell'accettazione dei pagamenti digitali da parte degli esercenti e per incentivare l’uso dei pagamenti digitali da parte dei cittadini: in particolare è entrata in vigore una serie di incentivi a chi effettua pagamenti elettronici (o comunque tracciabili), come il cashback (cancellato ora definitivamente) o la cosiddetta  Lotteria degli scontrini tra tutti coloro che hanno fatto spese pagate con moneta elettronica e non solo.

Va da sé che per incentivare i pagamenti digitali occorre che un maggior numero di negozianti metta a disposizione dei propri clienti un Pos (point of sale), ovvero uno di quei dispositivi dove digitiamo il pin o infiliamo la nostra carta quando paghiamo. Un dispositivo però che per l’esercente non è a costo zero. Dal 30 giugno 2022 sono finalmente arrivate le sanzioni per i negozianti che si rifiutano di accettare pagamenti con carte e bancomat sanzioni che erano previste dal 2014 quando è stato introdotto l’obbligo del Pos.

Un credito d'imposta per le commissioni 

Nel decreto fiscale DL 124/2019, però, è previsto, per i pagamenti effettuati in modalità digitale a partire dal 1° luglio 2020, un credito d'imposta del 30% sulle spese pagate dagli esercenti per accettare pagamenti con carte, bancomat e altre modalità di pagamento digitale (ad esempio le app); una disposizione che vale solo  per gli esercenti che fatturano meno di 400 mila euro l'anno. Inoltre, il decreto legge 99 del 30 giugno 2021 ha previsto che per le commissioni maturate nel periodo dal 1° luglio 2021 al 30 giugno 2022, il credito d'imposta sia incrementato al cento per cento delle commissioni, questo se gli esercenti adottano pos per l’accettazione di carte e pagamenti evoluti.

Ma su cosa si applica il credito d’imposta? Chi ne ha diritto e come funziona nel dettaglio?

  • Rientrano nella definizione di commissione su cui si può beneficiare del credito di imposta sia le commissioni pagate dall’esercente su ogni transazione, sia i costi fissi ad esempio i costi di gestione e locazione del Pos.
  • Sono ricomprese le spese sostenute dagli esercenti per tutti i pagamenti digitali fatti da consumatori, quindi non solo con le tradizionali carte di credito, di debito e prepagate ma anche le spese di sistemi alternativi come ad esempio Satispay e simili.
  • Vale per tutti gli esercenti, artigiani e professionisti, sia per pagamenti online che fisici avvenuti dal 1 luglio 2020 in avanti, purché gli esercenti, nel corso dell’anno d’imposta precedente, abbiano conseguito ricavi e compensi per un importo non superiore a 400.000 euro.
  • Gli esercenti utilizzatori del credito di imposta sono tenuti a conservare la documentazione relativa alle commissioni addebitate per le transazioni effettuate con strumenti elettronici di pagamento. Tale documentazione deve essere messa a disposizione, su richiesta, degli organi dell'amministrazione finanziaria, e conservata per un periodo di 10 anni dall’anno in cui il credito è stato utilizzato.
  • Il credito d'imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione rispetto alle tasse da pagare, a decorrere dal mese successivo a quello di sostenimento della spesa e deve essere indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d'imposta di maturazione del credito e nelle dichiarazioni dei redditi relative ai periodi d'imposta successivi fino a quello nel quale se ne conclude l'utilizzo.

L’Agenzia delle Entrate ha emanato il 29 aprile 2020 un suo provvedimento che regolamenta il funzionamento del credito di imposta del 30% previsto dall’articolo 22 comma 6 del decreto fiscale del 2019; in particolar modo disciplina le comunicazioni obbligatorie che banche ed istituti di pagamento devono inviare all’Agenzia dell’Entrate ai fini del credito di imposta da riconoscere agli esercenti che hanno con loro una convenzione per accettare pagamenti digitali. Le comunicazioni devono essere fatte entro il 20 del mese successivo a quello in cui sono stati effettuati i pagamenti digitali da un consumatore. Banca d’Italia con un provvedimento del 21 aprile 2020 ha inoltre regolamentato le comunicazioni che banche e istituti di pagamento devono inviare periodicamente agli esercenti sulle commissioni pagate affinché sappiano quale credito d’imposta spetti loro. Le comunicazioni devono essere inviate entro il 20 del mese successivo a quello in cui sono state effettuate dai consumatori le spese pagate in modalità digitale. 

Altra novità del decreto legge 99 del 30 giugno 2021 è che è incrementato anche il credito di imposta per l’acquisto o il noleggio di pos collegati alla cassa tra il 1 luglio 2021 e il 30 giugno 2022. Il valore massimo su cui calcolare il credito di imposta è di 160 euro per esercente e i limiti di:

  • 70 per cento per i soggetti i cui ricavi nell’anno precedente non superano i 200.000 euro;
  • 40 per cento per i soggetti i cui ricavi nell’anno precedente siano superiori a 200.000 euro e non superino 1 milione di euro;
  • 10 per cento per i soggetti i cui ricavi nell’anno precedente siano superiori a 1 milione di euro e non superino i 5 milioni di euro.

E, ancora, c’è un credito di imposta anche per coloro che acquistano o noleggiano nel corso del 2022 un pos collegato ad un registratore di cassa che consente la trasmissione telematica. Il valore massimo per soggetto su cui calcolare il credito di imposta è di 320 euro nei limiti di:

  • 100 per cento per i soggetti i cui ricavi nell’anno precedente non superano i 200.000 euro;
  • 70 per cento per i soggetti i cui ricavi nell’anno precedente siano superiori a 200.000 euro e non superino 1 milione di euro;
  • 40 per cento per i soggetti i cui ricavi nell’anno precedente siano superiori a 1 milione di euro e non superino i 5 milioni di euro.

Ma il credito di imposta funziona ex post; resta il fatto che gli esercenti sono spesso chiamati a pagare costi eccessivi per accettare i pagamenti digitali come abbiamo dimostrato nella nostra ultima inchiesta. 

Il che spinge gli esercenti all'applicazione di sovraprezzi a chi paga importi piccoli con la carta di credito. Una pratica vietata dalla legge, ma nient'affatto rara, visto che le segnalazioni di sovraprezzi per l’acquisto di biglietti e abbonamenti del trasporto pubblico, servizi di lavanderia, bevande e alimenti nei negozi piccoli lungo tutto lo Stivale sono arrivate all'Antitrust. Autorità che è intervenuta più volte per ribadire il divieto e ricordare che le violazioni segnalate saranno sanzionate.

Servono incentivi

In base alla nostra ultima indagine statistica nel corso dell’ultimo anno i pagamenti con carta sono cresciuti della metà e il 24% del campione ha dichiarato di avere utilizzato di più i pagamenti con lo smartphone. Ma sono ancora tanti però i negozianti che non accettano i pagamenti digitali.

I negozianti si difendono dal caro-commissioni anche esponendo cartelli in cui dicono ai clienti che non accettano carte di pagamento per importi inferiori a un tot o durante i saldi. Una pratica illecita, ma ora ci sono le sanzioni. Dal 2014 c’è una legge che impone ad ogni esercente e libero professionista di avere un Pos. E' giusto sanzionare chi non rispetta le regole (soprattutto per rispetto nei confronti di chi invece le rispetta e quindi il Pos ce l’ha), è altrettanto vero che la situazione economica può rendere pesante oggi per un negoziante, soprattutto piccolo, sostenere nuovi costi.

È fondamentale attraverso un tavolo tra tutte le parti interessate (esercenti, istituti di pagamento, circuiti e consumatori) lavorare per ridurre le commissioni di incasso come peraltro previsto anche dal decreto di recepimento della PSD2, la direttiva sui servizi di pagamento recepita in Italia nel 2018. Nel frattempo, un piccolo aiuto può arrivare dalle nuove modalità di pagamento via app che spesso riducono le commissioni di incasso: se pensiamo a Satispay la app può diffusa tra i piccoli negozianti le commissioni di incasso per pagamenti entro 10 euro sono zero e per cifra superiori la commissioni è sempre dello 0,20 euro. Cifre infinitamente più basse di quelle pagate dai negozianti per i pagamenti con carta come visto sopra.

Quanto si paga di commissione con il POS?

In generale possiamo dire che , i pos sono un costo più o meno rilevante per i commercianti: le commissioni sui pagamenti variano dallo 0,45% al 4,5%, con dei limiti massimi, a seconda dei circuiti utilizzati e della somma in questione (in alcuni casi al di sotto di certi limiti la commissione non si paga).

Quando si paga la commissione bancomat?

Le Commissioni Interbancarie vengono scambiate quando viene effettuato un prelievo o un pagamento in circolarità, e cioè quando l'ATM e il POS sono gestiti da una banca o istituto diversi da quella/o che ha emesso la carta.

Chi paga le commissioni del bancomat?

Chi paga le commissioni quando pago con la carta? Di solito sono a carico dell'esercente che per accettare i pagamenti con le carte di pagamento deve noleggerà il pos, e avere una connessione a internet. Oltre al costo del pos, della rete, paga le commissioni alla banca sulle transazioni fatte con le carte.