– di Luigi De Stefano – Parlare delle persone scomparse risulta sempre un po’ sgradevole, poiché non si concede alla controparte il diritto di replica. Show Le avvisaglie c’erano tutte. Già nel 1970, dopo soli due tour, smette di fare concerti. C’è chi dice che fosse timido, chi che (proprio come i Beatles) non
fosse in grado di replicare dal vivo quello che produceva in studio. O ancora: ha smesso perché dal vivo tutti si sarebbero accorti delle sue scarse doti canore! Battisti in realtà sul tema aveva fatto in tempo ad esprimersi, ed è chiaro che in fondo a tutto ci fosse il suo amore purissimo per la musica: una passione, ma anche una necessità. Di Battisti d’altronde non è facile parlare neanche quando lo si ama. “Il mio canto libero” è sicuramente il disco della maturità, ma che cos’ha davvero in più rispetto al passato? La title track è forse il brano più compiuto della sua carriera, ma in un canzoniere già allora così importante non è ovvio capire
il perché. Di certo ha a che fare con il suo essere, prima ancora che un pezzo pop, un vero e proprio inno. L’album viene registrato nell’estate del 1972. È da
qualche mese ormai che anche in Italia, così come nel resto del mondo, sta spiegando le ali il progressive rock, e un avido consumatore di Musica come Lucio Battisti non può non averlo notato, non fosse altro per il fatto che i suoi ex session men ora si chiamano Premiata Forneria Marconi, e incidono proprio per la Numero Uno. E così “Vento nel vento” non si ricorda solo per l’immancabile hook azzeccato dal cantautore di Poggio Bustone, ma anche per le meravigliose orchestrazioni di Gian Piero Reverberi. Così “La luce dell’est” si può distendere in tutti gli oltre sei minuti di durata, un puzzle di belle idee melodiche così articolato che quando (dopo più di due minuti) entra il ritornello, sembra quasi un’aggiunta posticcia, un orpello di ottima fattura ma fuori posto. Quasi opposto il discorso per “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi”, che parte come una folk song: solo poche note di chitarra e una voce sommessa, per poi aprirsi leggermente, ritornare al silenzio primigenio, e infine lanciarsi in uno spettacolare ritornello in
crescendo. Le discese ardite e le risalite, che non sono solo la poesia di Mogol, ma un videoclip fatto di sole parole. I tre pezzi restanti sono tutti molto diversi tra loro, a riprova della poliedricità dell’artista. “L’Aquila”, scritta originariamente per Bruno Lauzi, è una classica ballata acustica, dove l’atmosfera e le piccole idee melodiche sostituiscono un ritornello che non arriva mai. Il brano è comunque sorretto dal carisma di Battisti, che la incide solo per voce e chitarra, salvo poi accordare l’aggiunta degli archi sul finale. “Luci-ah” è un energetico brano quasi honky-tonk al quale Battisti teneva particolarmente, tanto da provinare e bocciare diversi batteristi di una certa fama perché non riuscivano a trasmettere l’energia desiderata, o da convocare un coro lirico per un frammento di pochi secondi. Il risultato però è sicuramente memorabile, sia per il trascinante ritornello, sia per il testo giocoso, nel quale Mogol tratteggia una ragazza disinibita e poco interessata al falso perbenismo di provincia. Il tema doveva essere caro a Rapetti, che da poco aveva lasciato sua moglie per mettersi con una donna più giovane, esponendosi alle più facili malelingue. Il desiderio di libertà è un po’ il fil rouge dell’intero lavoro, e il suo disdegno per i benpensanti si mostra
senza equivoci in “Gente per bene e gente per male”, forse la più grossa occasione sprecata nell’intera carriera di Lucio Battisti. Quello del “disco della maturità” è un cliché abusato, ma l’unico adeguato per definire un lavoro atteso al varco da pubblico e critica, e tuttavia capace di mettere a tacere ogni discussione, perlomeno quelle sul valore
dell’artista. Quante sono le canzoni di Lucio Battisti?
Dove si trova la tomba di Lucio Battisti?Proprio per questo, la salma è stata traslata dallo storico comune di Molteno e cremata. Attualmente le ceneri di Lucio Battisti sono collocate al cimitero di Rimini.
Quando è uscito il mio canto libero?novembre 1972Il mio canto libero / Data di uscitanull
Cosa significa il mio canto libero?“Il mio canto libero” con le musiche di Lucio Battisti e i testi di Giulio Rapetti Mogol, rappresenta la riscoperta del valore dell'amore e della passione, in un mondo che sempre di più sta soffocando l'intensità dei sentimenti e la libertà delle persone.
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