Mal di testa forte cosa puo essere

  • Introduzione
  • Emicrania
  • Cefalea tensiva
  • Cefalea a grappolo
  • Diagnosi
  • Rimedi
  • Prevenzione
  • Cosa fare se il mal di testa è molto forte?
  • Mal di testa e gravidanza

Introduzione

La cefalea, o più comunemente mal di testa, è una condizione clinica caratterizzata da dolore

  • al capo
  • e a volte alla nuca

Rappresenta uno dei dolori di più frequente riscontro nell’uomo, insieme al mal di pancia e al dolore alla schiena. Si stima che circa la metà degli italiani abbia avuto almeno un episodio di cefalea nel corso della propria vita.

Riguardo la causa all’origine della cefalea si ipotizza una possibile predisposizione genetica, ma un ruolo importante spetterebbe ai recettori del dolore, cioè a quelle strutture presenti nella testa e nel collo sensibili alle sensazioni algiche, quali

  • seni e cavità nasale,
  • orofaringe,
  • scalpo,
  • muscoli del collo,
  • occhi,
  • orecchie,
  • componenti intracraniche (arterie, grandi vene, meningi della base, nervi cranici e spinali).

Queste strutture possono, a causa di svariati fattori, andare incontro a stati di infiammazione o subire trazioni, compressioni, aumenti di pressione o contrazioni muscolari, sviluppando clinicamente un quadro di cefalea.

Mal di testa forte cosa puo essere

iStock.com/millann

Il mal di testa non è una entità clinica unica, sarebbe più corretto, quindi, parlare sempre di cefalee, al plurale.

Generalmente le cefalee possono essere distinte in due grossi gruppi:

  • cefalee primarie, in cui la cefalea è sia sintomo che malattia,
  • cefalee secondarie, in cui la cefalea è il sintomo di una malattia sistemica.

La Società Internazionale sulle Cefalee (IHS), inoltre, ha pubblicato una classificazione delle cefalee, distinguendone ben 14 tipi differenti, ciascuno poi ulteriormente classificabile in differenti entità. Tra i tipi più comuni ricordiamo:

  • emicrania,
  • cefalea tensiva (in precedenza indicata come muscolo-tensiva),
  • cefalea a grappolo.
Emicrania Cefalea tensiva Cefalea a grappolo
Predominanza femminile femminile maschile
Tipo di dolore pulsante gravativo-costrittivo trafittivo
Sede unilaterale bilaterale unilaterale
Intensità medio-forte medio-lieve molto forte
Durata max 3 giorni max 7 giorni max 3 ore
Sintomi associati nausea, vomito, intolleranza agli odori, luce o rumori, aura emicranica raramente nausea, vomito o intolleranza alla luce o ai rumori lacrimazione, congiuntiva infiammata, congestione nasale, rinorrea, palpebra gonfia, ptosi palpebrale, miosi, sudorazione
Come si presenta il paziente? Predilige ambienti silenziosi, spesso è a letto, immobile e al buio Non ha particolari variazioni della sua vita quotidiana Irrequieto, ha necessità di muoversi
Familiarità presente assente rara

Emicrania

L’emicrania è una forma di cefalea molto diffusa, che interessa circa il 15-18% delle donne ed il 6-12% degli uomini, con un rapporto F:M di 3:1.

La maggiore frequenza nel sesso femminile è riconducibile probabilmente ad un coinvolgimento ormonale tra le cause scatenanti, ipotesi corroborata dal fatto che la prevalenza del disturbo aumenta dopo la pubertà e tende a crescere fino ai 40 anni circa, per poi andare incontro ad un progressivo calo. Molte donne, inoltre, riferiscono emicranie violente e frequenti, proprio in concomitanza con il flusso mestruale.

Sintomi

L’emicrania è caratterizzata da:

  • attacchi che si manifestano improvvisamente,
  • con dolore
    • pulsante,
    • generalmente unilaterale (un lato solo della testa),
    • di intensità moderata o forte,
  • della durata di alcune ore (fino ad un massimo di 3 giorni),
  • accentuato dalla luce, rumori, odori, movimento,
  • associato a nausea e talvolta a vomito.

Il paziente, quando possibile, predilige rimanere a letto, immobile e al buio; può presentarsi con il viso pallido e sudare freddo. L’occhio del lato emicranico può lacrimare ed apparire arrossato, con la pupilla dilatata. Il vomito, spontaneo o provocato dal paziente, può portare ad un certo sollievo dei sintomi. Passata la crisi, segue solitamente un sonno profondo, dopo il quale il paziente mostra un completo recupero.

In un 20% dei casi l’emicrania può essere preceduta o accompagnata da sintomi neurologici della durata massima di un’ora, noti come aura emicranica. Parleremo quindi di

  • emicrania con aura, in presenza dei tipici sintomi,
  • emicrania senza aura, se i sintomi non sono presenti.

I sintomi tipici dell’aura emicranica sono solitamente disturbi visivi, quali

  • fugaci abbagliamenti della vista,
  • piccoli puntini luminosi (fosfeni) a contorni sfumati,
  • scotomi scintillanti (percezione di un punto luminoso che si allarga velocemente e che assume una forma definita come una linea, spesso a zig zag, molto lucente ed estesa, occupante quasi tutto il campo visivo).

Raramente l’aura emicranica si può manifestare con parestesie (alterazioni della sensibilità cutanea, come il formicolio) ad un lato del viso e del braccio del lato colpito, disturbi del linguaggio (afasia) o paresi di metà corpo.

Cause

La predisposizione genetica ha un peso rilevante all’origine dell’emicrania, tanto che spesso si rileva una certa familiarità; recenti studi inoltre hanno permesso di identificare in una regione del sistema nervoso, chiamata tronco encefalico, la presenza di un centro emicranico, una sorta di pace-maker che, una volta attivato, indurrebbe

  • un’infiammazione dei vasi meningei della base cranica e
  • la liberazione di sostanze ad attività vasoattiva.

I più comuni fattori in grado di innescare un attacco di emicrania sono

  • stress emotivi,
  • ciclo mestruale,
  • fattori climatici (vento, caldo o freddo eccessivi, variazione del tempo, cambi di stagione, umidità, sbalzi pressori),
  • fattori ambientali (altitudine, esposizione al sole o luce intensa, rumori, forti odori, fumo di sigaretta),
  • digiuno o eccessi dietetici,
  • sforzi fisici,
  • lunghi viaggi,
  • febbre,
  • alterazioni del sonno (dormire troppo o troppo poco),
  • eccessivo consumo di alcool,
  • alcuni cibi (carne, zuppe in scatola, sughi preconfezionati, patatine, condimenti per insalate, formaggi stagionati, banane, fichi, fegato, cioccolata, aceto, agrumi, insaccati),
  • modifiche nell’assunzione dei pasti (ritardi o salto di un pasto),
  • alcuni farmaci (pillola anti-concezionale, coronaro-dilatatori, …).

Cefalea tensiva

È il tipo di cefalea più comune ed in passata indicata come “muscolo-tensiva” (terminologia caduta in disuso in seguito ad una miglior comprensione dei meccanismi patologici).

Circa l’86% della popolazione generale soffre di cefalea di tipo tensivo, soprattutto le donne.

In linee generali si distinguono due forme :

  • cefalea episodica,
  • cefalea cronica, se la cefalea è presente per più di 15 giorni al mese, per più di 3 mesi.

Sintomi

La cefalea tensiva è caratterizzata da un dolore alla testa

  • di tipo costrittivo-trafittivo (viene spesso descritto come un casco troppo stretto),
  • spesso bilaterale,
  • di durata variabile dai 30 minuti ai 7 giorni,
  • di intensità medio-lieve, tale da non ostacolare generalmente le normali attività quotidiane,
  • che non si aggrava con l’attività fisica,
  • raramente associato a nausea o vomito.

In alcuni casi la cefalea tensiva può evolvere in emicrania.

Cause

Allo stato attuale non è stata identificata una causa specifica all’origine della cefalea tensiva, ma è probabile che concorrano combinazioni variabili di

  • fattori propri della persona, quali soffrire d’ansia o di depressione,
  • stress fisici ed ambientali di varia natura (ma non gli odori),

in grado di ridurre significativamente la soglia per il dolore dei recettori nocicettivi della testa e del collo, rendendoli più sensibili agli stimoli dolorosi.

Cefalea a grappolo

La cefalea a grappolo è una forma di mal di testa più rara rispetto all’emicrania e alla cefalea tensiva, con una diffusione nella popolazione (prevalenza) inferiore all’1% e che interessa soprattutto giovani adulti di sesso maschile, esordendo in genere tra i 30 e i 40 anni. Rara nelle donne (si stima che interessi 7 donne in età fertile ogni 100.000), rappresenta una sfida medica notevole in caso di gravidanza o allattamento, nonostante sia così rara in questa fetta di popolazione.

Il nome, che potrebbe apparire curioso, è stato dato nel 1952 da uno studioso americano, il dottor Kunkle, per sottolineare una caratteristica specifica di questo tipo di cefalea: l’andamento temporale, caratterizzato da periodi di crisi frequenti (il grappolo) alternati a periodi di benessere.

Si distingue una forma episodica ed una forma cronica (più rara).

Sintomi

Il dolore presenta le seguenti caratteristiche :

  • è molto intenso,
  • unilaterale, localizzato attorno all’occhio o dietro o sopra di esso (a volte possono essere coinvolti tempie, fronte, zigomi),
  • della durata di 15-180 minuti,
  • con frequenza variabile, da 1-3 volte al giorno, spesso nella stessa ora,
  • frequentemente associato a
    • lacrimazione,
    • congestione della congiuntiva dell’occhio (occhio arrossato),
    • gonfiore della palpebra,
    • pupilla rimpicciolita (miosi),
    • palpebra calante (ptosi palpebrale),
    • naso che cola (rinorrea),
    • ostruzione nasale (naso chiuso),
    • sudorazione della faccia o della fronte.

A differenza del paziente con emicrania, che cerca rifugio in una stanza buia e tranquilla, il soggetto colpito da cefalea a grappolo appare solitamente agitato ed irrequieto durante la crisi, cercando di trovare sollievo camminando nervosamente avanti e indietro.

Gli episodi in genere si verificano ogni giorno per periodi della durata di diverse settimane o mesi; spesso fa seguito una fase di remissione, completa, che arriva a durare mesi o anni prima che i grappoli facciano una nuova comparsa. Mostrano la spiccata tendenza a verificarsi in periodi simili dell’anno, tipicamente in primavera e in autunno.

È necessario rassicurare il paziente sulla natura benigna della cefalea che, presentandosi con dolore molto intenso, potrebbe suscitare panico e preoccupazione.

Cause

Le cause non sono ancora del tutto note, sebbene siano state fatte molte ricerche nell’animale e nell’uomo, anche con l’ausilio di indagini di neuro-immagine quali Risonanza Magnetica e PET. Ciò che gli studiosi hanno potuto osservare è che, durante l’attacco di cefalea, si verifica un’attivazione

  • di una parte specifica del cervello, chiamata ipotalamo,
  • nonché di una struttura complessa, vascolare e nervosa, chiamata sistema trigemino-vascolare

che spiegherebbe sia i sintomi sia il loro andamento temporale (cioè il fatto di manifestarsi con cadenza precisa e ciclica).

Rara è la presenza di familiarità, ossia la presenza di parenti stretti affetti dallo stesso tipo di cefalea. Solo in un 5% dei casi è francamente ereditaria.

Diagnosi

Il medico specialista cui fare riferimento per una diagnosi esatta e/o per il trattamento di forme di cefalea resistenti ai rimedi di elezione è il neurologo.

Il medico deve prestare particolare attenzione ai sintomi, familiarità, presenza di altre malattie ed abitudini voluttuarie (ad esempio fumo di sigaretta ed alcool) riportate dal paziente.

Per agevolare il racconto degli attacchi di mal di testa, al paziente potrebbe essere richiesto di scrivere un diario su cui annotare

  • frequenza, intensità e durata delle crisi,
  • eventuali fattori scatenanti,
  • eventuale presenza di aura (in caso di emicrania).

Nel caso di emicrania il paziente potrebbe riferire sintomi premonitori, ossia disturbi che si verificano qualche giorno prima dell’emicrania vera e propria, quali

  • irritabilità,
  • variazioni del tono dell’umore,
  • difficoltà di concentrazione,
  • sonnolenza,
  • desiderio di cibi dolci.

La visita medica e neurologica, così come eventuali esami radiologici, potranno consentire di escludere malattie sistemiche o cerebrali che si presentano con cefalea.

La Società Internazionale sulle Cefalee, inoltre, ha elaborato dei criteri diagnostici specifici per ognuna delle comuni cefalee, che aiutano il medico a formulare una diagnosi certa.

Nel caso si sospetti una cefalea a grappolo, trattandosi di una cefalea rara e talora confusa, soprattutto in passato quando era meno nota, con altre malattie quali

  • nevralgia del trigemino,
  • sinusite,
  • patologie dentarie

il medico deve porre attenzione sia sui sintomi riferiti dal paziente, ma soprattutto su come questi sintomi si presentano nel tempo:

  1. La sintomatologia è sempre la stessa?
  2. Ricorrono sempre nello stesso periodo?
  3. Hanno un andamento ciclico con periodi attivi, alternati a periodi di benessere?

Mal di testa e nausea

Se pensiamo che la nausea sia espressamente legata alla cefalea, è in genere l’emicrania che risulta accompagnata anche da questo fastidioso sintomi, più raramente la cefalea tensiva.

In altri casi tuttavia i due sintomi sono contemporaneamente presenti, ma legati da una causa comune a monte, come ad esempio:

  • abuso di alcolici
  • indigestione, gastroenterite virale e tossinfezioni alimentari
  • alterazioni della glicemia
  • ansia
  • crisi ipertensiva
  • mal di montagna.

Norme comportamentali

Da un punto di vista generale il paziente con mal di testa dovrà innanzitutto seguire alcune norme comportamentali, ossia condurre una vita quanto più possibile regolare, che si traduce in

  • dormire bene, evitando di andare a letto troppo tardi o saltare ore di sonno,
  • fare sempre colazione, pranzo e cena,
  • praticare attività fisica moderata (o anche vigorosa se si rende conto che non fosse causa di attacchi),
  • non fumare,
  • non eccedere con il consumo di alcool,
  • evitare quei cibi o farmaci che possano scatenare una crisi,
  • evitare fonti di stress fisici e ambientali.

Farmaci

La scelta dei farmaci non può prescindere da una diagnosi esatta della forma di cefalea, tenendo in considerazione che il paziente potrebbe soffrire nell’arco della vita anche di differenti tipi di attacchi; vale poi la pena notare che quasi sempre il tempo può fare un’enorme differenza in termini di risposta, l’assunzione di farmaci nelle fasi d’esordio (quando possibile anche anticipando l’attacco) è spesso associata a risultati più sicuri in termini di sollievo dal dolore.

Per quanto riguarda l’attacco di emicrania, non esiste un farmaco di prima scelta ma possono essere utili, a seconda dei casi :

  • triptani,
  • analgesici e antiinfiammatori non steroidei (FANS),
  • derivati dell’ergot,
  • anti-nausea,
  • oppiacei,
  • barbiturici,
  • cortisonici.

La scelta del miglior farmaco da adottare dipende dalle caratteristiche del paziente (età, stile di vita, altre malattie presenti) e dalle caratteristiche dell’emicrania stessa, ma si tratta in ogni caso di una forma di mal di testa che richiede di essere seguiti dal medico curante o dallo specialista.

Per la cefalea tensiva il medico prescriverà :

  • antinfiammatori (FANS) al bisogno, in presenza di cefalea tensiva episodica,
  • amitriptilina a base dosi, in presenza di cefalea tensiva cronica.

Le ricerche non hanno ancora fornito dati certi sul possibile utilizzo di sostanze topiche quali eucalipto, olio di menta piperita o balsamo di tigre.

Per la cefalea a grappolo, infine, si raccomanda generalmente :

  • uso di triptani sottocute e,
  • inalazione di ossigeno (un rimedio spesso sottovalutato, ma particolarmente efficace in molti pazienti).

Altri rimedi

Esistono numerosi trattamenti non convenzionali, che non prevedono l’uso di farmaci e la cui validità non è stata ufficialmente riconosciuta, o lo è solo in parte.

Costituiscono un’integrazione o un’alternativa alle medicine, specie in pazienti poco tolleranti all’assunzione di farmaci per lungo tempo a causa dei possibili effetti collaterali.

In genere sono rimedi che vengono presi in considerazione in caso di :

  • gravi controindicazioni all’assunzione di farmaci, come insufficienza epatica e/o renale,
  • gravidanza e allattamento,
  • rischio di abuso di analgesici,
  • scarsa efficacia dei farmaci,
  • anziani con comorbilità che richiedono l’assunzione di molti farmaci,
  • crisi di cefalea legate a particolari tensioni in ambito familiare, scolastico o lavorativo,
  • crisi lievi e poco frequenti (meno di 4 giorni al mese).

Comprendono numerose tecniche, da utilizzare da sole o in associazione in base alle caratteristiche del paziente e del tipo di cefalea, tra cui ricordiamo:

  • terapia cognitivo-comportamentale (approccio psicologico),
  • terapie di rilassamento (biofeedback, ipnosi, yoga, musicoterapia, ..),
  • terapia del sonno,
  • trattamenti manuali (crioterapia, osteopatia, fisioterapia),
  • agopuntura.

Sono noti, infine, alcuni rimedi “casalinghi”, quali

  • applicazioni calde o fredde sulla zona colpita dal dolore,
  • compressione della zona interessata,
  • riduzione dell’attività fisica,
  • riposo in ambiente buio e silenzioso,
  • massaggi,

spesso praticati in ambiente domestico, in associazione alla terapia farmacologica, dei quali nessuno studio scientifico però ha mai verificato la reale efficacia ed indicazione.

Prevenzione

L’adozione di terapie efficaci di profilassi è importante

  • per ridurre la frequenza degli attacchi di cefalea,
  • per ridurre l’intensità dei sintomi,

così da migliorare la qualità di vita del paziente.

Un paziente con attacchi frequenti di cefalea, infatti, sviluppa facilmente disturbi quale ansia, depressione o insonnia che vanno a minare lo svolgimento delle normali attività quotidiane, di relazione e lavorative.

La prevenzione dell’emicrania è indicata nel 20% dei casi, quando assume i caratteri di una malattia cronica, ossia:

  • cefalea per più di 15 giorni al mese o
  • con frequenza elevata (se dura per più di 3 giorni) o
  • se presenta dolore molto forte.

Si tratta generalmente di una terapia farmacologica di almeno 6 mesi che, a seconda dei casi, richiede l’uso di:

  • beta-bloccanti,
  • antidepressivi,
  • antiepilettici,
  • calcio-antagonisti,
  • FANS,
  • antagonisti della serotonina.

Per la profilassi della cefalea di tipo tensivo, sono utili, a seconda dei casi,

  • antidepressivi,
  • miorilassanti,
  • benzodiazepine.

Di contro, non esistono cure efficaci che possano prevenire la fase attiva della cefalea a grappolo (per altro poco prevedibile, potendosi manifestare a distanza di mesi o anni) ma, alcuni farmaci possono essere utili nel favorire crisi attive più lievi e passeggere, quali

  • calcio-antagonisti,
  • cortisonici.

Alcuni pazienti preferiscono adottare i rimedi non farmacologici non solo nella gestione dell’attacco acuto di cefalea ma, anche come profilassi.

Cosa fare se il mal di testa è molto forte?

Nella maggior parte dei casi la cefalea non è una condizione clinica pericolosa, il paziente sa di soffrirne ed è a conoscenza dei rimedi per poterla trattare, imparati spesso per prove e tentativi dietro una guida medico-specialistica.

Può succedere tuttavia che, pur utilizzando i farmaci adeguati ed a volte anche abusando degli stessi proprio per contrastare l’attacco, la cefalea non passi.

È buona regola, in questi casi rivolgersi al pronto soccorso, dove

  • verrà praticata una terapia con farmaci antidolorifici, somministrabili per vie a rapido assorbimento (rettale, intramuscolo, endovena),
  • si cercherà di chiarire la natura della cefalea, primaria o secondaria.

La cefalea potrebbe essere legata a particolari situazioni, come

  • bruxismo,
  • forti stress,
  • astinenza da caffeina,
  • abuso di farmaci,
  • attività sessuale.

La cefalea non sempre è una malattia a sé, ma può costituire il sintomo di una malattia sistemica o cerebrale (cefalea secondaria), come ad esempio

  • malattie dei seni paranasali (mal di testa da sinusite),
  • malattie degli occhi,
  • disfunzioni dell’articolazione della mandibola,
  • malattie del tratto cervicale della colonna vertebrale,
  • ipertensione intracranica benigna,
  • ipertensione arteriosa,
  • infezioni,
  • patologie psichiatriche,
  • o condizioni più gravi ma fortunatamente rare (ematomi, emorragie, rottura di aneurisma, tumori cerebrali, …)

Quando preoccuparsi

Si raccomanda di rivolgersi rapidamente al Pronto Soccorso in caso di:

  • un dolore alla testa che tende bruscamente a diventare molto forte o più frequente,
  • un dolore alla testa di recente insorgenza (primo episodio dopo i 40 anni),
  • oppure un dolore riferito molto intenso , “mai avuto prima così forte” e tale, talvolta, da svegliare il paziente durante il riposo notturno,
  • se associato ad altri sintomi quali
    • febbre,
    • perdita inspiegabile di peso,
    • dolori muscolari,
    • perdita di coscienza,
    • stato confusionale,
    • peggioramento con tosse, starnuto o flessione della testa,
    • cambiamenti comportamentali.

Mal di testa e gravidanza

Non è raro il riscontro di cefalea in corso di gravidanza: circa il 30% delle donne lamenta, specie nel I trimestre,

  • emicrania con aura,
  • cefalea a grappolo
  • o cefalea tensiva (quest’ultima più comune nei primi giorni seguenti al parto).

La causa potrebbe essere legata

  • alle fisiologiche modificazioni ormonali che avvengono durante il periodo gravidico,
  • insieme ai possibili cambiamenti del ritmo sonno-veglia, allo stress psico-emotivo ed a variazioni muscolari e vascolari.

Solo l’emicrania senza aura in genere migliora in corso di gravidanza.

Il problema principale in questa particolare condizione della donna è capire cosa si può, o non si può, assumere per alleviare il dolore alla testa. La maggior parte dei farmaci analgesici di uso comune per trattare la cefalea infatti, sono controindicati perché possono causare gravi disturbi al nascituro, quali

  • basso peso alla nascita,
  • nascite premature,
  • problemi respiratori,
  • malformazioni (rischio teratogeno).

In linee generali, il paracetamolo (Tachipirina®) può essere utilizzato nel controllo del dolore (soprattutto nel I trimestre, con limitazione al II-III trimestre), associato al domperidone in presenza di nausea o vomito (ovviamente sempre previo parere dello specialista).

Rimedi naturali che possono dare sollievo, pur non avendo accertate evidenze scientifiche, sono

  • limitare il consumo di alcuni cibi (cioccolata, crostacei, formaggi stagionati, banane e nocciole),
  • praticare un’attività fisica leggera,
  • favorire il riposo notturno,

e durante la crisi

  • impacchi freddi sulla zona della testa interessata,
  • bere un caffè forte (senza superare l’equivalente in caffeina di 2-3 espressi al giorno),
  • preferire luoghi silenziosi e al buio,
  • agopuntura,
  • tecniche di rilassamento.

Resta ovviamente fondamentale rivolgersi al medico, che indirizzerà verso la terapia con il miglior rapporto beneficio/rischi.

A cura della Dr.ssa Tiziana Bruno, medico chirurgo

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Quando un mal di testa è pericoloso?

Il mal di testa non va sottovalutato se: si manifesta con un dolore improvviso e violento, molto più intenso di qualsiasi altro dolore provato in precedenza. il dolore non scompare, anzi si aggrava con il passare del tempo, nonostante l'assunzione di antidolorifici. si presenta in seguito ad un trauma cranico.

A cosa è dovuto un forte mal di testa?

Il mal di testa dipende principalmente dall'involontaria e continua contrazione dei muscoli della nuca, della fronte, delle tempie, del collo e delle spalle, associata a condizioni di tensione. Tende a manifestarsi con attacchi di durata variabile tra mezz'ora e la settimana.

Cosa fare in caso di mal di testa fortissimo?

Cosa Fare.
Assumere un farmaco antidolorifico e andare a letto: molte persone osservano che i sintomi del mal di testa si fanno molto più lievi e sfumati dopo una bella dormita. ... .
Dedicarsi ad un'attività sportiva anche durante il mal di testa è un valido consiglio per aiutare a combattere il disturbo..

Quando andare in ospedale per mal di testa?

Quando andare al Pronto Soccorso mal di testa al risveglio e miglioramento con la stazione eretta. associazione con vomito al di fuori delle crisi o vomito a getto. malessere e febbre. mal di testa localizzato in sede frontale o occipitale.