UNA STORIA VERA Show ERMANNO, IL MONACO DISABILE CHE SCRISSE LA SALVE REGINA (Introduzione a cura di Claudio Prandini) In occasione della prossima Giornata per la Vita (5 febbraio) abbiamo pensato ad un articolo un po' speciale, che potesse prendere, come suol dirsi, due piccioni con una fava! Raccontare la storia dell'autore della Salve Regina e, nello stesso tempo, trasmettere qualcosa a proposito del valore della vita umana. E la provvidenza ha fatto quasi tutto lei e ci ha portato ad un giovane monaco disabile dell'XI secolo! Pochi forse, tra i milioni che ripetono la Salve Regina, si domandano chi sia l'autore, se mai ci fu, di quella commossa invocazione, e dove per la prima volta sia stata pronunziata, e quando. Come spesso accade per le preghiere pi� popolari, ripetute da secoli nella liturgia di ogni giorno, non le consideriamo pi� invenzione e composizione di un uomo. Ci sembrano anonime, e non perch� impersonali, ma proprio perch� appartenenti a tutti, e ad ogni tempo. Invece, la Salve Regina (e anche l'Alma redemptoris mater)�, diciamo cos�, una preghiera firmata. Ha un autore, un luogo di origine e una data di nascita. seppur approssimativa. Ermanno, il nostro monaco, era uno dei quindici figli del conte di Altshausen in Svevia (Germania) che �in un mondo pagano egli sarebbe stato, senza esitazione di sorta, lasciato morire all�atto stesso della nascita. I pagani d�oggi, ...dichiareranno che non avrebbe mai dovuto nascere; se poi diventano ancor pi� razionali, affermeranno che un simile aborto avrebbe dovuto essere eliminato senza dolore. E lo ripeterebbero con calore ancora maggiore quando aggiunger� che i competenti di novecento anni fa lo dichiararono anche deficiente... Che cosa fecero quei poveretti dei genitori ancor sommersi in quelle che abbiamo la faccia tosta di chiamare le �tenebre del medioevo�? Lo mandarono in un monastero e pregarono per lui.�. Ascoltiamo, dunque, la bella ed edificante storia di Ermanno lo storpio, "l�infimo dei poveretti di Cristo"... come egli amava definirsi!
Ermanno lo storpio - di Patrizia
Solari �Il 18 luglio dell�anno 1013 Eltrude, sposa di Goffredo, conte di Altshausen in Svevia, diede alla luce un figlio maschio. Gli sposi appartenevano entrambi a nobilissime famiglie e nomi di gentiluomini, di crociati e di alti prelati si ripetono continuamente nei loro alberi genealogici. Eppure di nessuno di costoro si � serbata durevole
memoria, salvo che del piccolo essere che venne al mondo orribilmente deforme. Fu soprannominato �il Rattrappito�, tanto era storto e contratto: non poteva star ritto, tanto meno camminare; stentava perfino a star seduto nella sedia che era stata fatta appositamente per lui; le sue dita stesse erano troppo deboli e rattratte per scrivere; le labbra e il palato erano deformati al punto che le sue parole uscivano stentate e difficili ad intendersi.� �In un mondo pagano egli sarebbe stato, senza esitazione di sorta, lasciato morire all�atto stesso della nascita. I pagani d�oggi, soprattutto quando si dica loro che il piccolo Ermanno era uno dei quindici figli, dichiareranno che non avrebbe mai dovuto nascere; se poi diventano ancor pi� razionali, affermeranno che
un simile aborto avrebbe dovuto essere eliminato senza dolore. E lo ripeterebbero con calore ancora maggiore quando aggiunger� che i competenti di novecento anni fa lo dichiararono anche� deficiente.� Martindale scrive intorno al 1950. E noi cosa diremmo?... La salvezza �Reichenau sorgeva in una deliziosa isoletta nel lago di Costanza, dove il Reno corre impetuoso verso le sue
cateratte. Neppure per un solo istante, durante tutta la sua vita, egli pu� essersi sentito �comodo� o, per lo meno, liberato da ogni dolore: quali sono tuttavia gli aggettivi che vediamo affollarsi intorno a lui nelle pagine degli antichi cronisti? Li traduco dalla biografia in latino: piacevole, amichevole, conversevole; sempre ridente; tollerante; gaio; sforzandosi in ogni occasione - ah, ecco una parola di difficile traduzione - di essere galantuomo con tutti, mi pare che sarebbe il nostro modo di esprimerci, oggi. Con il risultato che tutti gli volevano bene. Gli studi nel monastero: scienze... E frattanto quel coraggioso giovinetto - che, ricordate non era mai comodo, n� seduto su una sedia, n� sdraiato su un letto - impar� la matematica, il greco, il latino, l�arabo, l�astronomia e la musica. Scrisse un intero trattato sugli astrolabi (...) e nella prefazione scrisse: �Ermanno, l�infimo dei poveretti di Cristo e dei filosofi dilettanti, il seguace pi� lento di un ciuco, anzi, di una lumaca (...) � stato indotto dalle preghiere di molti amici (gi�, tutti gli volevano bene!) a scrivere questo trattato scientifico�. Aveva sempre cercato di risparmiarsi lo sforzo, con ogni sorta di pretesto, ma, in realt�, soltanto a causa della sua �massiccia pigrizia�; tuttavia finalmente poteva offrire, all�amico al quale il libro � dedicato, la teoria della cosa, e aggiungeva che, se l�amico l�avesse gradito, avrebbe cercato, in seguito di svilupparlo su linee pratiche e pi� particolareggiate. E, lo credereste, con quelle sue dita tutte rattrappite, l�indomabile giovane riusc� a fare astrolabi, e orologi e strumenti musicali. Mai vinto, mai ozioso! ...musica ... ... storia. Ci avviamo verso la conclusione di questa sorprendente storia, che racchiude in s� il contrasto tra la concretezza e la sofferenza da una parte e la bellezza e l�apertura verso l�infinito dall�altra: una vita reale. Venne il momento di morire Ermanno mor�, circondato dagli amici, dopo aver ricevuto il corpo e il sangue di Cristo nella santa comunione, il 24 settembre del 1054 e fu seppellito - oscuro monacello ch�egli era stato - �in mezzo a grandi lamenti� nei suoi possedimenti di Altshausen ai quali aveva rinunciato da cos� lungo tempo.� E Martindale cos� conclude: �La prima volta che mi venne tra le mani questa sua Vita in un veccchio testo latino tutto accartocciato, nella biblioteca di Oxford, fu, per me, come se una ventata di aria purissima fosse penetrata a disperdere l�atmosfera stagnante della stanza (...). Poich� la Vita, come la scrisse Bertoldo, � cos� piena di vita pulsante, Ermanno ne esce veramente vivo! Non perch� sapesse scrivere sulla teoria della musica e della matematica, n� perch� seppe compilare minuziose cronache storiche e leggere tante lingue diverse, ma per il suo coraggio, la bellezza dell�anima sua, la sua serenit� nel dolore, la sua prontezza a scherzare e a fare a botta e risposta, la dolcezza dei suoi modi che lo resero �amato da tutti�. (...) Senza dubbio allevare bene il corpo � cosa importante, tuttavia subordinata; l�educar bene la mente � la cosa principale - e questa educazione, credetemi, deve essere fondata su due elementi essenziali: l�amore e la religione - e le due cose sono strettamente unite. In questo povero, contorto ometto del medioevo, brilla il trionfo della fede che ispir� l�amore e dell�amore che fu leale alla fede professata. Ermanno ci d� la prova che il dolore non significa infelicit�, n� il piacere la felicit��. LE SUE PREGHIERE SONO DIVENTATE PATRIMONIO DELLA CHIESA UNIVERSALE
--- Alma Redemptoris Mater
Come si dice la preghiera Salve Regina?La traduzione italiana comunemente usata, come pubblicata nel Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, è la seguente: «Salve, Regina, Madre di misericordia; vita, dolcezza e speranza nostra, salve. in questa valle di lacrime.
Cosa vuol dire Salve Regina?– Forma corrente per indicare la preghiera della Salve Regina (propr. «Salve, o Regina»), risalente al sec. 11° e presto adottata nell'uso liturgico, che ha inizio con le stesse parole di una delle quattro antifone maggiori, generalmente recitate alla fine delle ore canoniche in onore della Vergine.
Quando si recita il Salve Regina?REGINA Antifona del breviario in onore della Vergine Maria, ma divenuta popolarissima come preghiera comune. Nell'uso liturgico, è recitata alla fine del breviario o di una sua parte, dai Primi Vespri della Trinità sino a Nona del Sabato innanzi l'Avvento, e dopo la Messa per ordine di Leone XIII (1884).
Chi ha scritto il Salve Regina?Ermanno il ContrattoHail Holy Queen / Compositorenull
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