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Quanti giorni può assentarsi per malattia il lavoratore statale? Le ferie possono servire per azzerare il comporto? Probabilmente mai come in questi lunghi mesi di pandemia, l’istituto della malattia è tornato di strettissima attualità.Le potenzialmente lunghe malattie dovute al virus hanno portato numerosi lavoratori ad interessarsi del periodo di comporto. Ma come funziona questo istituto nel settore pubblico? Con questo articolo approfondiamo proprio il periodo di comporto per i dipendenti pubblici, con tutte le sfaccettature di questo poco conosciuto ma importante istituto. Periodo di comporto, di cosa di tratta?Il periodo di comporto altro non è che il periodo massimo di assenze per malattia che un lavoratore dipendente può fare senza correre rischi. La durata massima di assenza per malattia consentita, questo è il periodo cosiddetto di comporto, superato il quale, il lavoratore subordinato può rischiare il licenziamento. Questo periodo che rappresenta il limite invalicabile per tutti i lavoratori dipendenti, viene indicato in ogni CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) di ogni categoria, anche nel settore delle Pubbliche Amministrazioni. Sono i CCNL a stabilire la durata del periodo massimo di malattiaModalità di calcolo e durata del periodo di comporto, come anticipato, sono stabilite dal CCNL di categoria applicato. Per i dipendenti pubblici in linea di massima il periodo di comporto è pari a 18 mesi. Questo periodo può essere rinnovato di ulteriori 18 mesi. Solo i primi 18 mesi possono essere frazionabili e retribuiti in base alla durata delle assenze per malattia. I secondi 18 mesi invece sono non frazionabili e apparecchiati come periodo di aspettativa non retribuita. Le assenze frammentate concorrono al periodo di comportoPer un calcolo del periodo di comporto preciso, va sottolineato che si sommano pure le assenze frammentate. Nello specifico quelle all’ultima assenza derivante da malattia, con quelle dei 36 mesi precedenti. In buona sostanza, il periodo di comporto viene calcolato a ritroso dall’ultima assenza per malattia andando indietro per i 36 mesi che la precedono. Grazie alle ferie si può stoppare il periodo di comporto?Il periodo di comporto non è soggetto ad interpretazioni e non può essere corretto, rettificato o cambiato rispetto alla regola generale. Dal momento che il risultato finale del superamento di questo periodo, è la perdita del lavoro da parte del lavoratore interessato, non è raro che situazioni che tirano dentro il periodo di comporto finiscano in tribunale con tanto di contenziosi dinnanzi al giudice del lavoro. Una tipica situazione che sa tanto di anomalia, sarebbe la sospensione del periodo di comporto per ferie. Situazione che è arrivata anche a diverse pronunce degli ermellini della Suprema Corte di Cassazione. E l’orientamento dei giudici, come dimostra l’ordinanza n°19062, è a vantaggio del lavoratore. Infatti gli ermellini hanno sancito che “è possibile sospendere il periodo di comporto se l’assenza è dovuta ad altra motivazione, ferie comprese”. In altri termini, se le ferie vengono prese prima che si superi il periodo di comporto, il licenziamento sarebbe illegittimo. La tutela dei dipendenti pubblici in caso di malattiaI dipendenti pubblici che per motivi di salute si assentano dal lavoro non possono essere licenziati adducendo come causa, le relative assenze per malattia, fino al superamento del periodo di comporto. Inoltre i lavoratori hanno diritto alla retribuzione e alla copertura contributiva, oltre al diritto al computo del periodo di malattia nell’anzianità di servizio. Come anticipato in premessa, i primi 18 mesi sono retribuiti, mentre i successivi 18 sono di aspettativa, che deve però essere richiesta prima che scadano i precedenti 18 mesi nel caso in cui le condizioni di salute del lavoratore non siano migliorate in maniera tale da farlo rientrare nella sua postazione di lavoro. In casi estremi si può arrivare anche a sostituire l’aspettativa con un reintegro in servizio, ma con mansione differente e più adatta allo stato di salute del lavoratore. Tutti i lavoratori dipendenti hanno diritto al giusto riposo durante il periodo di malattia: il medico redige l’apposito certificato che invia all’INPS e avvisa a sua volta l’azienda. Durante questo periodo il lavoratore è “coperto” e la sua assenza al lavoro è giustificata. In questa guida completa sul periodo di comporto ti spiego cos’è e come funziona, cosa significa, come si conteggia, come si calcola per sommatoria (ossia quando ci sono più periodi di malattia intermezzati da periodi di lavoro) quanto dura, quando l’azienda può procedere al licenziamento, infine se e quando il lavoratore licenziato ha diritto alla disoccupazione. Indice
Cos’è e come funzionaCosa vuol dire. Il periodo di comporto è un periodo in cui anche se sei assente dal lavoro, nessuno può licenziarti. Tipico esempio è il periodo di comporto per malattia: se tu sei malato, hai quindi un regolare certificato medico che attesta il tutto e non ti rechi al lavoro, l’azienda non può licenziarti. Cosa significaQuesta legge ha lo scopo di tutelare il lavoratore: in qualità di dipendente hai tutto il diritto di ammalarti e non è che se ti ammali il tuo datore di lavoro può licenziarti come meglio crede. Assolutamente no. D’altra parte però, neanche il datore di lavoro può mantenerti il tuo posto per sempre. Ecco perché la legge impone dei tempi: il cosiddetto periodo di comporto, ossia il periodo di tempo entro il quale, se sei malato, il datore di lavoro non può licenziarti. Chiaramente è necessario che tu abbia un certificato medico. Come si calcolaQuanto dura. Per conoscere quanto dura il tuo periodo di comporto devi innanzitutto verificare cosa dice il tuo CCNL. Per esempio, il CCNL Commercio prevede un periodo di comporto pari a 180 giorni nell’anno solare (art. 175 CCNL Commercio). Come si conteggiaOra, una volta conosciuto il tuo
periodo di comporto, vediamo come procedere con il calcolo. Innanzitutto chiariamo che il CCNL parla di 180 giorni nell’anno solare. Per anno solare si intende non il periodo tra il 1 gennaio e il 31 dicembre, ma il periodo di 365 giorni a partire da qualsiasi giorno dell’anno. Per sommatoriaDelle volte però, il dipendente non va in malattia per più di 180 giorni consecutivi ma, nell’arco di un intero anno. In tal caso il calcolo non è così automatico. Se infatti prende più di 180 giorni di malattia consecutivi, è facilissimo rendersene conto. Se invece lo fa in periodi “spezzati”, intermezzati da periodi di rientro al lavoro, allora bisogna fare il calcolo per sommatoria. Vediamo subito, con un esempio, come fare il calcolo per sommatoria: come calcolare il periodo di comporto in caso di malattia del dipendente e capire se ha superato il limite di 180 giorni nell’anno solare. MalattiaAbbiamo detto che il CCNL Commercio prevede un periodo di comporto di 180 giorni nell’anno solare. Ecco come calcolare se ha superato i 180 giorni.
Esempio calcoloSupponiamo che il dipendente abbia fatto, 60 giorni di assenza (non necessariamente continuativi, ma anche spezzettati nel corso dei 365 giorni visti nell’esempio precedente). Sommati ai 135 giorni dell’ultima malattia, fanno 195 giorni: periodo di comporto superato! L’azienda può licenziare. Supponiamo che il dipendente abbia usufruito di 10 giorni di assenza (non necessariamente continuativi, ma anche spezzettati nel corso dei 365 giorni visti nell’esempio precedente). Sommati ai 135 giorni dell’ultima malattia, fanno 145 giorni: periodo di comporto non superato! L’azienda non può licenziare. Anno civileMolti CCNL prevedono il conteggio considerando l’anno solare (il CCNL Commercio parla di anno solare), come abbiamo fatto finora nell’esempio. Alcuni CCNL invece considerano l’anno civile, ossia dal 1 gennaio al 31 dicembre dell’anno. Quindi in quest’ultimo caso il conteggio è più semplice, perché basta vedere le assenze a partire dal 1 gennaio e verificare se il dipendente ha superato il periodo di comporto (180 giorni o altro stabilito dal CCNL). Altri CCNL invece considerano non un anno, ma tre anni (ad esempio il CCNL Metalmeccanici). Ecco perché è bene sempre andare a verificare cosa dice il proprio CCNL. LicenziamentoIl superamento del periodo di comporto per malattia rappresenta una causa di licenziamento per motivo oggettivo. Se il dipendente supera il periodo di comporto, può procedere al licenziamento. A meno che, il dipendente chieda l’aspettativa non retribuita per il periodo concesso sempre dal CCNL e comunque in accordo con l’azienda. Di seguito trovi un fac simile lettera di licenziamento per superamento periodo di comporto malattia. DisoccupazioneSei stato licenziato per superamento del periodo di comporto? Hai comunque diritto alla disoccupazione. Infatti, la legge precisa che hai diritto alla disoccupazione sempre, tranne nei seguenti casi:
Quanto duraEcco di seguito il periodo di comporto previsto dai CCNL più diffusi: CCNL Commercio Il CCNL Commercio prevede 180 giorni di comporto nell’anno solare (art. 175 CCNL Commercio). CCNL Metalmeccanici Il CCNL prevede il seguente periodo di comporto:
NB: si intendono giorni di calendario. In casi specifici, si applica il periodo di comporto prolungato, pari a:
I casi che danno diritto al comporto prolungato sono i seguenti:
Per tutti i comporti elencati si considerano nei 3 anni precedenti calcolati andando a ritroso del primo giorno dell’ultimo periodo di malattia. EsempioSei in malattia dal 19 aprile 2020. Quindi, per vedere se hai superato il comporto devi sommare tutti i giorni di malattia che hai fatto dal 19 aprile 2017 al 18 aprile 2020 e poi sommare l’assenza dell’ultima malattia. Passaggi successivi:Cosa è il periodo di comporto e di quanti giorni e legalmente previsto?Per il calcolo del periodo di comporto, si potrà prendere in considerazione: 1 anno di calendario, quindi prendere come riferimento dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021; 1 anno solare, ovvero un periodo di 365 giorni che decorre dal 1° giorno di malattia.
Quanti mesi di malattia si possono fare in un anno?un massimo di tre mesi nell'anno solare (cioè dal 1° gennaio al 31 dicembre), se l'anzianità di servizio non supera i dieci mesi; un massimo di sei mesise l'anzianità supera i dieci mesi.
Cosa succede alla fine del periodo di comporto?Una volta terminato il periodo di comporto senza che il dipendente torni in servizio, l'azienda può licenziarlo per superamento del periodo di comporto. Dovrà, dunque, essere consegnata al dipendente una lettera di licenziamento in cui la motivazione del recesso sarà proprio il superamento del periodo di comporto.
Chi paga il periodo di comporto?L'indennità di malattia viene erogata dall'INPS a partire dal 4° giorno di malattia e fino a un massimo di 180 giorni.
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