Si può denunciare una persona per messaggi offensivi

Se qualcuno ci offende su un gruppo Whatsapp, può essere accusato di diffamazione? Il caso non è raro, dato che sempre più persone provano a denunciare e far perseguire offese ricevute in chat di gruppo. Questo è quindi il classico esempio di una chat di gruppo in cui il clima si scalda, scattano offese, minacce e insulti. Cosa si può fare?

Per prima cosa è bene ricordare che nel diritto si distinguono ingiuria e diffamazione.

  • Semplificando, l’ingiuria è un’offesa che si fa direttamente a una persona, in presenza di altre persone.

  • La diffamazione, invece, è un'offesa che si fa comunque di fronte ad altre persone, ma in assenza della persona offesa.

Mentre l’ingiuria non è più un reato, ed è quindi un semplice illecito civile che può dare luogo solo al diritto di risarcimento del danno, la diffamazione è un vero e proprio reato, denunciabile presso la polizia o la Procura della Repubblica. La domanda di partenza quindi è: un insulto in un gruppo su Whatsapp, è una ingiuria (quindi depenalizzata) o una diffamazione?

Ecco la risposta: un'offesa a una persona, in una chat di gruppo, è sempre configurabile come diffamazione, e non semplice ingiuria. La Cassazione ha recentemente evidenziato come, anche nel caso in cui la vittima sia presente all’interno di tale gruppo e quindi possa venire a conoscenza direttamente dell’offesa, si configura comunque la diffamazione. Questo perché il fatto che il messaggio sia ricevuto da diversi soggetti che ne vengono a conoscenza in momenti differenti, fa sì la cerchia di soggetti coinvolti sia ben più ampia del rapporto singolo tra l’offensore e l’offeso (Cassazione penale sez. V, 17/01/2019, n.7904)

Il chiarimento della Cassazione, arriva in merito al caso di una chat scolastica, in cui un ragazzo offendeva una coetanea con epiteti volgari, accusandola di essere la causa dell’allontanamento di una loro comune amica dalla scuola. Inizialmente il ragazzo non era stato imputato per diffamazione, dato che la persona offesa era presente in chat. In realtà la Cassazione ha chiarito che in quel momento l’offeso non poteva intervenire e che quindi era vera e propria diffamazione: “L'eventualità che tra i fruitori del messaggio vi sia anche la persona nei cui confronti vengono formulate le espressioni offensive”, afferma la Cassazione, “non può indurre a ritenere che, in realtà venga, in tale maniera, integrato l'illecito di ingiuria, piuttosto che il delitto di diffamazione”

Al di là di questo chiarimento fondamentale, comunque, quel che è importante sapere è che è sempre possibile difendersi da questi attacchi d’odio. Se sei vittima di offese su Whatsapp, anche in un gruppo, Chi Odia Paga può supportarti in tutti i casi, grazie ai suoi servizi. La prima cosa da fare è legalizzare le prove: uno screenshot della conversazione, purtroppo, non basta. Grazie alla nostra legalizzazione avrai un tool tecnologico che certificherà gli screenshot, rendendoli validi a fini legali. In caso di episodi di questo tipo, ti consigliamo quindi di compilare il feedback digitale, per verificare se sei vittima di un reato e ottenere una consulenza gratuita.

Si può denunciare una persona per messaggi offensivi

Il reato di  diffamazione scatta  nel caso in cui un soggetto in presenza  di più persone, nel parlare di un altro soggetto, usi  frasi ingiuriose tali da ledere la sua reputazione.

Oggi, con la diffusione dell’uso di internet,  il reato  può configurarsi anche in caso di una conversazione telematica, come quelle effettuate con chat su internet ( gruppo su Facebook o su Messenger) o  tramite whats App.

La Cassazione ha chiarito le condizioni  perché si possa parlare di diffamazione: vale a dire l’assenza del soggetto offeso e  la presenza di due o più persone intesa anche in senso  “virtuale” come nel caso di conversazioni telematiche o via whatsApp

Quindi  il messaggio inviato tramite sms, chat o whatsapp da una persona ad un’altra soltanto non configura l’ingiuria,  né la diffamazione .

Non scatta l’ingiuria neanche se il soggetto A, artefice della frase diffamatoria, la comunica soltanto a B  e poi questi la riporta, così com’è, ad altre persone, rendendola nota: in questo  caso, l’unico responsabile potrebbe essere il soggetto B .

Inoltre, secondo la giurisprudenza, perché si possa avere diffamazione è necessaria la consapevolezza, da parte del colpevole di scrivere qualcosa che leda l’altrui reputazione e  di comunicare la frase denigratoria a più persone.

Si avrebbe diffamazione se chi scrive la frase offensiva , pur comunicandola a un’altra sola persona, la fa con modalità in base alle quali  la notizia sarà da quest’ultima messa a conoscenza di altri soggetti:  di questa volontà bisogna dare una prova concreta, senza  presunzione o  congetture. Se manca tale dimostrazione, l’sms denigratorio inviato a una sola persona non fa scattare il reato.

La prova più evidente della diffamazione è proprio la stessa conversazione che può essere salvata dall’utente all’interno del proprio cellulare. È altresì opportuno valersi della prova testimoniale di uno dei componenti la conversazione che possa dichiarare di aver letto e, quindi, partecipato alla conversazione.

La querela andrà depositata presso la stazione dei Carabinieri o direttamente in tribunale presso gli uffici addetti a ricevere querele e denunce:  il PM avvierà le indagini.

Quali offese non sono Querelabili?

5 insulti che si possono dire.
1 Coglione..
2 Vaffanculo..
3 Rompipalle..
4 Mi hai rotto i coglioni..
5 Negro di merda..

Quali sono le parole diffamatorie?

Per commettere il reato di diffamazione è sufficiente offendere la reputazione morale o professionale di una persona. Non è necessario dire parolacce o parole volgari: basta la semplice illazione con cui si lasci intendere al pubblico che la vittima è persona di dubbie qualità.

Quando si può denunciare per insulti?

La denuncia per insulti, in sostanza, può avvenire quando vengono lesi la reputazione e l'onore di un soggetto, mentre non è presente per difendersi. Diffondere il messaggio attraverso i mezzi di comunicazione, ad esempio stampa o web, viene considerata come una aggravante.

Quando le offese diventano reato?

Le offese sono considerate un reato soltanto quando la vittima non è presente per difendersi prontamente, ovvero quando l'onore e la reputazione vengono lese parlando con terzi o pubblicando informazioni nei mezzi di comunicazione.